Saper vivere l’attesa del Natale

Quest’anno non volevo parlare del Natale per sfuggire alla probabilità, molto elevata, di essere ripetitiva, poco originale e soprattutto di finire in quel coro di voci che ogni anno bollano il Natale come una festa terribile in cui c’è l’obbligo di fare regali, mangiare per ore stando seduti a tavola con parenti noiosissimi…Sappiate che questa mia riflessione va in tutt’altra direzione: a me il Natale piace, da sempre, grazie al sentimento e alle tradizioni ricevuti dai miei genitori e dai miei nonni Inge e Peter. E se ho deciso di scriverne è perché credo che dobbiamo fare qualcosa per preservarne la magia e il significato. Tutto è iniziato il 6 di Dicembre, quando ben 18 giorni prima di Natale, sono stata in un grande magazzino noto per avere vasti assortimenti di decorazioni e addobbi per la casa. In realtà mi serviva altro ma ero felice all’idea di perdermi tra gli scaffali e lasciarmi sorprendere da qualche novità…Chi mi ha visto avrà pensato che fossi un incrocio tra una scheggia impazzita e il nano brontolo: più mi addentravo, più diventavo frenetica nel cercare qualcosa che non c’era. Ma alla veneranda età dei 40 anni non puoi accettare, così su due piedi, che la certezza di una vita all’improvviso ti lascia in asso senza neanche un valido preavviso.

Incredula vado dalla commessa „ma dove sono gli addobbi natalizi?“. Più incredula di me risponde „Signora tutto quello che abbiamo sono quelle palle colorate“. Vedendo il mio volto contrarsi in orribili smorfie, si affretta ad aggiungere „D’altra parte abbiamo iniziato ad esporre gli articoli natalizi il di 15 di ottobre, arrivare oggi e pretendere di trovare ancora qualcosa….“. Stringo forte a me come un trofeo le tre candele profumate alla cannella e in silenzio, come una bambina alla quale è stato tolto il più bel gioco, vado verso le casse. In tedesco c’è una bellissima parola per esprimere il sentimento che anima chi con trepidazione attende e si prepara al Natale: Vorfreude. È la felicità che precede l’evento, quella felicità data dalle aspettative che coltiviamo in noi, dalla nostalgia che abbiamo per un qualcosa che conosciamo ma sappiamo può sorprenderci ogni volta.

lebkuchen_1610 Nel mio caso é legata al profumo aspro e dolce dei mandarini, alla luce delle candele rosse e al gusto cioccolatoso dei Lebkuchen. In italiano non esiste un vocabolo altrettanto magico, Vorfreude si traduce con attesa, gioiosa attesa (ma sono due parole). Ricordo come fosse ieri quel grande libro dalla copertina grigia con al centro la corona fatta di rami di abete dal quale la mia mamma ogni domenica dell’Avvento, quando faceva buio, mi leggeva storie e poesie legate al Natale. Una aveva proprio a che fare con il sentimento dell’attesa ma anche con il rispetto che si deve avere per i suoi rituali nel non anticipare i tempi e nel non rovinare le sorprese. Da bambini non è facile, ad esempio, comprendere che le finestrelle del calendario dell’Avvento si aprono una ad una e non tutte insieme. Allo stesso modo non si deve spiare Babbo Natale quando arriva nella notte della Vigilia. Ma Michael, il bimbo della storia, non riusciva a placare la sua curiosità e ogni notte si svegliava per guardare attraverso il buco della serratura del salone dove era custodito l’albero con i doni per vedere arrivare Babbo Natale. Una notte un elfo lo sveglia e gli dice “vieni con me e placherò la tua curiosità“. Michael lo segue passando per il buco della serratura e, magicamente, si ritrova tra i pacchetti. Inizia a scartarli tutti e in pochi secondi si ritrova tra regali, carte, fiocchi…poi legge la grande disapprovazione negli occhi di Babbo Natale immobile davanti alla finestra. Tutto a un tratto si sente in colpa, si accorge di quanto sia brutto rovinare le sorprese e, soprattutto, quanto sia triste non saper aspettare, non saper godere di quella Vorfreude e dei suoi tempi. Per fortuna è un sogno e quando si sveglia ha imparato la lezione. E noi adulti che cosa aspettiamo? Nell’attesa, Buon Natale.

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